Lo specchio di Cassandra

Lorenzo Zen

Lorenzo Zen

La leggenda narra che il Dio Apollo era innamorato di Cassandra, figlia di Priamo ed Ecuba. Egli aveva promesso d’insegnarle a indovinare il futuro, se ella avesse acconsentito a concedersi a lui. Cassandra accettò lo scambio, e ricevette le lezioni del dio; ma, una volta istruita, si sottrasse a lui. Allora Apollo le sputò in bocca, ritirandole non il dono della profezia, ma quello della persuasione.

Pierre Grimal
Enciclopedia dei miti – Ed. Garzanti

V’è una parola, molto molto importante e spesso fraintesa, che da sempre mi intriga… e questa parola è arte.

Anche sul mio biglietto da visita campeggia una scritta che, sin dall’inizio della mia attività, ha sempre significato il mio indirizzo, la mia volontà lavorativa: Hi – Fi Studio L’arte del ben riprodurre.

Quando, infatti, nei lontani anni cinquanta ho iniziato il mio percorso, volevo essere registrato come artigiano perché volevo che l’attività che stavo per intraprendere fosse più legata al lavorare che al commerciare.

Ma la mia richiesta non fu accettata perché, allora, l’ufficio preposto mi fece notare che nel mestiere che volevo svolgere vi era importo più elevato nella merce venduta che nel necessario lavoro correlato… e così sono forzatamente commerciante.

Ho letto e riletto i vari dizionari e le più stravaganti enciclopedie per cercare di trovare una soddisfacente definizione della parola arte, ma ho notato che pur fornendo etimologie, significanze e correlazioni di ogni tipo, “si gira sempre intorno al palo”… dicendo tutto e non dicendo a sufficienza…

Per spiegarmi meglio e cercar di “penetrare” il significato dell’esperienza artistica voglio, allora, ricordare la indicibile emozione che provai quando, molti anni fa al British Museum di Londra, vidi per la prima volta il Frontone del Partenone: quelle figure, pur decapitate e profanate dal tempo, dalle guerre e dalla stupidità degli uomini, mi portarono immediatamente nella loro “dimensione”.

Mi fecero subito percepire quel “mondo altro”, quella ineffabilità che subitaneamente ingloba tutto ciò che appartiene, appunto, a quel diverso essere nel quale si viene sempre proiettati quando l’arte ci permea e ci possiede. Un mondo altro fatto di consapevole passività perché comprendiamo che quello stare non riguarda il corrente ex-sistere, ma, per usare le parole di padre Dante, concerne l’essenza stessa delle “superne rote”.

Quando in noi v’è questo “esperiri”, questo essere un tutt’uno con l’opera d’arte, allora comprendiamo come non sia possibile definire quella essenza, quella qualità, quella quiddità; perché, se si potesse de-finire, vorrebbe dire che tutto si articola, perennemente, nella eterna separazione… cosa impossibile per definizione; finalmente, infatti, anche la attuale Scienza, nella consapevolezza della “ratio”, del razionale rapportare e rapportarsi, ci sta finalmente riconducendo in questo omnicomprensivo “entanglement”, in questo unitario intreccio (…già semplicemente chiaro, come ha scritto il grande fisico Vittorio Marchi, al mistico di cinquemila anni fa).

È stato il fiore artigianale che vedete nella foto, che mi ha casualmente immerso in tutte queste considerazioni.
Opera di Ivan Lobba, estroso artigiano di Schio, quel fiore scavato in un nudo e fragile legno mi ha portato a riflettere su quando l’opera dell’uomo possa portare altri uomini a “percepire” in sintonia con quell’ineffabile “motore immobile” che impelle l’artista con immediatezza e semplicità; mi ha portato a meditare su come il lavoro (il lavoro…) altrui possa far entrare, anche nelle piccole cose, nel non “mentalizzabile” mondo dell’arte: la fruizione dell’opera d’arte, infatti, passa obbligatoriamente per il mentale, ma la mente deve essere solo serva silenziosa.

Credo, parimenti, che anche nel nostro mondo della riproduzione musicale avvenga lo stesso processo: quando la domestica ri-produzione di un brano musicale, non è più diaframma, non è più separazione (potremmo dire… non è “banale alta fedeltà”, non è “letterale traduzione che salva la lettera e tradisce la poetica”), non è più “tradimento”, ma vero “tradere”, allora, anche noi nei nostri personali ascolti siamo univocamente portati, al di là della nostra volontà, ad assaporare quell’inesprimibile mondo altro al quale prima accennavo…

Quando la catena sa sublimare il contenuto musicale, sa trascendere il banale susseguirsi delle obbligatorie vibrazioni dell’aria, si arriva a compenetrarsi nella ineffabile bellezza dell’opera d’arte e, fortunatamente, nei tanti decenni, ho avuto molte testimonianze di sensibili clienti che, dopo la ottimizzazione dell’impianto, mi hanno telefonato soddisfatti e stupiti per “cosa” ora uscisse dai soliti supporti tante volte ascoltati, per quanta voglia di ascoltare e riascoltare l’impianto sapesse ora infondere.

Mi è successo anche pochi giorni fa: un cliente di Verona ha voluto sostituire il suo lettore Cd ed ha acquistato il nuovo Esoteric K-03Xs.

Il giorno dopo ho ricevuto una telefonata piena di entusiasmo e di passione: non credeva che dai suoi dischi potessero uscire così tante “cose nuove” mai percepite, non pensava che una semplice apparecchiatura, per quanto costosa e di gran classe, potesse fornire prestazioni così coinvolgenti ed emozionanti, potesse far percepire la musica in modo così nuovo e “vero”.

Lo so, non è facile parlare di queste cose, ma, personalmente, amo pensare che i “poeti” della azienda giapponese, dopo anni ed anni di lavoro, abbiano saputo, nella produzione delle loro apparecchiature, semplicemente imboccare “la strada dell’arte”: non solo tecnica, quindi, ma consapevolezza di voler riuscir a riprodurre quel qualcosa che non riguarda più l’aspetto componentistico, elettronico e semplicemente materiale, ma la malia stessa della grande musica.

L’uomo è principalmente ed essenzialmente artifex: quando matura conoscenza e consapevolezza, quando si libera dalle pastoie del supporto, del “mezzo” (…obbligatorio in questa nostra manifestazione), arriva a trascenderlo, a farlo dimenticare e a far presentire l’Universo… d’altra parte la fisica quantistica lo ha ormai chiaramente confermato: l’Universo non è fatto di materia, ma di energia ed informazione.

Quando si ammira la Pietà di Michelangelo non si pensa assolutamente mai alla obbligatoria consistenza del blocco di marmo, alle sue misure e a quanti quintali possa pesare…

E, allora, perché, da non tecnici, ci si continua ad impelagare nella pettegola analisi delle (obbligatorie!) caratteristiche tecniche delle apparecchiature?

Lorenzo Zen